1 BRIANZE - Il Ritorno Come Django, Brianze è tornato! Non più nella veste di periodico trimestrale ma come foglio leggero, occasionale. Lo potete scaricare qui e trovare in giro sotto forma di cartolina postale. Amiamo la carta, l'inchiostro: il web non ci bastava. Con questo Foglio inauguriamo una collana di numeri monotematici, sempre legati al territorio: in questo caso protagonista sarà il Lambro, fiume simbolo della Brianza, minacciato non solo dagli inquinatori ma anche dai suoi sedicenti difensori… gennaio 2013 Paolo Pirola Presidente Associazione Culturale BRIANZE ***** |
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Il Lambro è (era) un’opera d’arte Lettera aperta al Presidente del Parco della ex-Valle dell' ex-fiume Lambro di Carlo Annoni quadri di Raffaele De Grada Il Lambro è (era) un’opera d’arte, come tutta l’Italia, del resto, almeno fino a quando si riuscì a mantenere un certo equilibrio tra popolazione e territorio e fra industria e agricoltura. Detto molto all’ingrosso, naturalmente: resta peraltro vero che ancora oggi, visitando l’Italia centrale, è possibile incontrare, senza troppa fatica, gli stessi paesaggi che stanno sullo sfondo dei quadri dei primitivi senesi o di Piero della Francesca o del giovane Raffaello (ma bisogna affrettarsi, perché il tempo sta scadendo). Del resto, e di nuovo procedendo con i proverbiali stivali delle sette leghe, tutta l’Italia, a partire dalla civilizzazione romana, e scendendo nei secoli cristiani, fino all’altro ieri costituiva nel suo insieme un paesaggio-opera d’arte, nel valore nobile che l’esistente era tutto o quasi lavorato dall’uomo, con perfetta integrazione tra opere artistiche in senso proprio, e opere pratiche, di mani analoghe, nell’universo operaio, artigiano e contadino.
Sinteticamente, rappresenterebbe bene il mio pensiero, una nuova intitolazione per l’Ente Parco; la seguente: Parco (si dice per dire) dell’ex-valle dell’ex-fiume Lambro.
Gentile signora - mi permetta di rivolgermi direttamente a lei - il suo leader politico regionale, Roberto Formigoni, ha poi ripetutamente affermato dai vertici dell’EXPO, dove continua a trovarsi, che questi sono gli anni dell’acqua. Che impegno per lei! Un impegno politico, ma anche direttamente religioso (sempre che voglia accettare tutto quello che si deve dedurre dall’espressione più volte citata in questo pezzo; e che ripeto, perché impegna tutti: «La bellezza salverà il mondo!»).
Ogni domenica, mi veniva poi spontanea una domanda, sempre la stessa: chissà se il presidente ha risalito le sponde del fiume, almeno da Carate all’uscita dal lago? Se l’ha fatto, possiamo ripassare assieme alcune cose viste: in un contesto di disastro generale, lei avrà senz’altro notato che i Depuratori funzionano male, perché non c’è la previa e indispensabile separazione fra acque chiare (piogge, ruscelli, sorgenti e simili) e acque luride (fogne urbane e rifiuti industriali). Le prime devono finire direttamente nel fiume, senza trattamento, perché trattamento non serve; e unicamente le seconde, queste sole, devono essere avviate ai Depuratori e quindi defluire senza alcuna tossicità residua (si scordi, per piacere, la fitodepurazione, che può servire in ambienti piccolissimi e basta; adottata in quel che resta del Lambro verrebbe ricordata come una trovata comica, una presa in giro).
Il vero problema, questo è il mio punto di vista (e il punto di vista del fiume medesimo, probabilmente, se potesse parlare), è il restauro, dal momento che, in questo caso, il guadagno della bellezza e della bontà stanno nel passato non nel futuro (e men che meno nella prosecuzione del presente o dei metodi che a questo presente hanno condotto. Badi che non intendo fare processi: la colpa è di chi c’era, perché c’era, e di chi non c’era, perché non c’era. Tra questi secondi collochi pure me. L’essenziale è, ovviamente, non perseverare nel porre atti cattivi: lo dico in termini esplicitamente morali). Termino esprimendo un dispiacere e un rilievo critico nei suoi confronti (d’altra parte lei è una figura pubblica: è dunque un diritto/dovere dei cittadini esprimere con correttezza un parere sui suoi atti istituzionali). Vengo al fatto: tutti cercano di abolire i consulenti, ma lei, in controtendenza, essendo divenuta anche coordinatrice di Federparchi Lombardia, ha creduto bene, come primo atto di governo dell’Ente (dal momento che i conti dello stesso Ente si trovavano in ordine), di insediare un sig. Fabrizio Figini (uso l’impersonale solo perché non conosco la persona), in qualità di coordinatore con le altre realtà Parco che a lei fanno riferimento. Ritengo che il sig. Figini possa essere, perché no?, il migliore degli uomini possibili, ma trovo bizzarro che venga pagato per un lavoro che toccherebbe a lei medesima, Presidente, fare. Inoltre degli emolumenti, inutili o superflui o evitabili del sig. Figini ha bisogno il Lambro, euro dopo euro. Faccio presente che il predetto riceverà per la durata di cinque anni 25.000 euro lordi su base annuale per cinque anni (circa 18.000 euro netti all’anno). Concludo con gli auguri, a lei e al Lambro. Carlo Annoni PS: ho ricavato i dati descritti da documenti pubblici e liberamente consultabili. |
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Difesa delle acque, non dalle acque di Luciano Erba |
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